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La Cappella Sistina e il genio di Michelangelo Buonarroti
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La Cappella Sistina e il genio di Michelangelo Buonarroti

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LA CAPPELLA SISTINA A ROMA  E IL GENIO DI MICHELANGELO BUONARROTI

Ammirare la Cappella Sistina è tentare di capire il genio e la  personalità di Michelangelo Buonarroti questo perché la storia e le curiosità sulla Cappella Sistina sono strettamente legate a quelle del suo realizzatore. Michelangelo Buonarroti era una persona molto particolare ed eccentrica. Conosciamo il suo carattere iracondo grazie alle descrizioni del Vasari, primo “storico dell’arte” ante litteram, e suo grande ammiratore.  Grazie al suo genio e alle commesse ricevute, Michelangelo aveva accumulato notevoli ricchezze nel corso della sua carriera. Tuttavia si racconta che vivesse al limite della sopravvivenza, isolato e sofferente. Alcuni credono che molta della sua sofferenza interiore derivi dal fatto che Michelangelo fosse omosessuale. Egli non viveva particolarmente bene la sua omosessualità perché all’epoca era considerato un peccato mortale e un reato: trascorse per questo tutta la sua vita ossessionato dal problema della morte e della salvezza ultraterrena della sua anima.

Poco famose sono le poesie di Michelangelo, ma è proprio in questi scritti che l’artista ci parla del forte turbamento emotivo dovuto all’amore per un uomo, della sua omosessualità unita ad alla sua fervente fede cattolica.

GLI ANTAGONISTI DI MICHELANGELO BUONARROTI ALLA CORTE PAPALE

Si racconta che Michelangelo fosse oggetto di scherno da parte degli altri artisti presenti alla corte papale. Le cause erano il suo caratteraccio e la sua scarsa igiene personale. La conferma ci arriva indirettamente da parte di Raffaello Sanzio ne “La Scuola di Atene”.

Raffaello era infatti un rivale di Michelangelo e, nel celebre affresco de “la scuola di Atene”, raffigura l’artista solitario ed enigmatico sotto le vesti di Diogene. La cosa che mette maggiormente in evidenza sono soprattutto gli stivali logori che Michelangelo era solito portare e non togliere mai.

La scuola di Atene di Raffaello, bellissimo affresco è conservato nelle stanze vaticane ed è visitabile durante il tour dei musei vaticani. Emblematico è l’episodio che vede Michelangelo fuggire a Firenze a seguito di un disguido circa la monumentale tomba per Papa Giulio II della Rovere.

L’artista scrisse una lettera piuttosto irriverente al pontefice che, per vedere concluso il lavoro, si vide costretto a chiedere d’intercedere per lui affinché Michelangelo tornasse a lavorare a Roma.

Tuttavia gli aneddoti , i misteri e i segreti sulla cappella Sistina sono molto più interessanti. Puoi conoscerli tutti con un tour guidato.

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IL BRAMANTE, MICHELANGELO E LA CAPPELLA SISTINA

Michelangelo non amava molto dipingere. Egli infatti preferiva di gran lunga la scultura che anche l’arte in cui eccelleva. Ma allora perché dipinse la volta della Cappella Sistina?

Secondo Vasari, Michelangelo ha dipinto la Cappella Sistina perché direttamente ingaggiato dal Papa su consiglio del Bramante, che voleva umiliarlo e favorire il suo amico Raffaello presso il pontefice. Bramante era a conoscenza della scarsa esperienza di Michelangelo in pittura e in particolare nell’affresco. Per questa ragione Michelangelo rifiutò l’incarico di affrescare la Cappella Sistina numerose volte finché, provocata la collera del Papa, fu costretto ad accettare.

Quando Michelangelo si ritrovò a dover costruire le impalcature per sostenerlo durante il suo lavoro, capì che il piano del Bramante era mettergli i bastoni tra le ruote. Ammirando la Cappella Sistina  si può notare l’altezza della volta: ben 21 metri! Per arrivare fin lassù, Michelangelo aveva bisogno di una struttura che lo sostenesse nel suo lavoro e che, soprattutto, fosse stabile. Fu a questo punto che intervenne Bramante: egli suggerì al rivale di costruire delle impalcature sospese, direttamente attaccate al soffitto con delle funi. Alla domanda su come avrebbe poi fatto a ricoprire i buchi provocati dai montanti, l’altro gli rispose che ci avrebbe pensato a lavoro ultimato. Michelangelo, capito che ” o Bramante in questo non nera affidabile, o che e’ gl’era poco amico”, ideò un sistema innovativo per la costruzione delle impalcature e fu talmente efficace da essere utilizzato anche successivamente.

IL GIUDIZIO UNIVERSALE NELLA CAPPELLA SISTINA

Nonostante fosse osteggiato dai suoi rivali, Michelangelo non si diede per vinto e, risolto il problema delle impalcature, iniziò a studiare il dà farsi. Prima di iniziare ad affrescare la Cappella Sistina, Michelangelo dovette vedersela con l’intonaco. Decise di non affidarsi al tradizionale impasto fiorentino fatto di calce e sabbia ma di innovare e sperimentare un nuovo impasto a base di calce e un materiale di origine vulcanica, la pozzolana. I primi esperimenti furono un vero e proprio disastro. Michelangelo sbagliò le proporzioni e parte del suo lavoro iniziò velocemente ad ammuffire.

Per fortuna l’artista continuò ad insistere con la sua idea. Aggiustò il tiro e trovò finalmente le giuste proporzioni rendendo l’affresco della Cappella Sistina, non solo uno dei più belli della storia dell’arte, ma anche uno dei migliori dal punto di vista tecnico.

volta della cappella sistina, dio

LA VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA E LA FINTA PARTENZA DI MICHELANGELO

Michelangelo lavorò alla Cappella Sistina per ben 4 anni e, durante tutto questo tempo, non lasciò mai entrare nessuno per vedere quello che stava realizzando, neppure il Papa. Si racconta addirittura che gli altri artisti che lavoravano alla corte papale, rubassero le chiavi della cappella durante la notte per poter visionare il lavoro. Il pontefice però, oltremodo curioso, insisteva per poter guardare la volta della Cappella Sistina. Esasperato dalle continue richieste del Papa, l’artista decise di mettere alla prova la pazienza del Santo Padre e inscenò una trappola.

Michelangelo disse di dover andare a Firenze per affari e che si sarebbe trattenuto qualche giorno raccomandandosi di non entrare nella Cappella Sistina per nessun motivo. Tuttavia la curiosità del Santo Pontefice era tale che si fece aprire le porte e, entrato, vi trovò l’artista che aveva solo finto di dover partire e che invece, si era semplicemente chiuso dentro. Montato su tutte le furie, Michelangelo minacciò di lasciare il lavoro incompleto, minaccia che per fortuna non mise in atto.

LA RAPPRESENTAZIONE DI DIO NELLA CAPPELLA SISTINA

Uno degli affreschi più emblematici e più belli della Cappella Sistina è sicuramente quello della Creazione di Adamo. Un particolare interessante riguarda l’innovazione che Michelangelo attuò nel rappresentare la figura di Dio. Prima di lui infatti, Dio veniva quasi sempre rappresentato in posizione frontale, avvolto dalle nubi e con la mano che indica verso il basso, come nell’atto di giudicare gli uomini. Nella Cappella Sistina, Michelangelo invece rappresenta Dio di profilo, con il corpo piuttosto muscoloso e con una lunga barba bianca, simile al dio greco Giove.

Ma le sorprese non finiscono qui!

Nel 1990 infatti, sulla rivista dell’Associazione Medica Nordamericana, il dottor Frank Lynn Meshberger pubblicò un articolo riguardante la posizione degli angeli nella Creazione di Adamo. Secondo lui, il modo in cui Michelangelo Buonarroti avrebbe riprodotto le intelligenze angeliche è in realtà una perfetta rappresentazione del cervello umano. Insomma sarebbe la simbologia perfetta di come l’intelligenza e la forza creatrice, vengono trasmessi da Dio a l’uomo.

LA CREAZIONE DI  ADAMA E L’IMPRESA SOLITARIA DI MICHELANGELO

Michelangelo completò la realizzazione della volta in totale solitudine, ma in principio i lavori cominciarono in ben altro modo. Per affrescare la Cappella vennero assegnati anche degli allievi che avrebbero dovuto aiutare l’artista a realizzare la sua maestosa opera. Non si sarebbero occupati delle scene principali, ma lo avrebbero certamente aiutato, se non altro nei lavori più pesanti. Ma Michelangelo non ne era per nulla soddisfatto. Li ritenne inadatti, non sufficientemente bravi o non abbastanza dediti a quel lavoro. Così un brutto giorno semplicemente perse la pazienza e li scacciò in malo modo dal cantiere. Si chiuse all’interno della Cappella Sistina tanto che, si racconta, non tornasse neppure a casa per dormire. Al freddo e in totale solitudine, Michelangelo terminò da solo la Cappella Sistina in 4 anni. Costretto dall’insistenza del papà, apri le porte del suo lavoro il 31 ottobre 1512.

Continuava a ritenerla semplicemente imperfetta.

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